Tra i fattori comportamentali e ambientali che favoriscono la comparsa delle vene varicose c’è lo stare in piedi senza muoversi per periodi prolungati. Questa condizione, tipica di alcune professioni, riduce l’attività di pompaggio del sangue.
Vengono definite vene varicose o varici quelle vene caratterizzate dalla dilatazione o dal gonfiore che di solito si manifestano sulle gambe e sui piedi. Questo disturbo, causata da un malfunzionamento delle valvole delle vene stesse, compromette l’efficacia del sistema safenico (principale sistema venoso superficiale che drena il sangue dalle gambe verso il cuore) e favorisce il reflusso del sangue nei tessuti, con conseguente dilatazione venosa.
Dolore, sensazione di affaticamento e pesantezza alle gambe, crampi notturni, formicolio e gonfiore alle caviglie: sono questi i sintomi che riferiscono comunemente le persone affette da questa patologia. Sintomi che tendono a peggiorare con il passare del tempo e che in genere si acuiscono soprattutto in Estate con il caldo, quando le vene, a causa delle alte temperature esterne, tendono a dilatarsi ulteriormente. Le varici diventano così più evidenti e “palpabili”, a volte addirittura dolenti.
Nellla maggioranza dei casi, i sintomi iniziali delle vene varicose sono:
sensazione di pesantezza alle gambe dopo aver trascorso molto tempo in piedi
crampi notturni al polpaccio
bruciori, formicolii o prurito alle gambe
dolori lungo il decorso delle vene
gonfiore o pulsazioni alle gambe.
I sintomi si possono aggravare con il passar del tempo manifestandosi come:
macchie brune: localizzate generalmente nella parte inferiore della gamba, dovute alla fuoriuscita di sangue dalla vena.
eczema: eruzione o rottura di vescicole nella gamba
ipodermiti: aree cutanee, più o meno estese, arrossate, dolenti o indurite sulla gamba
tromboflebite superficiale: infiammazione della parete venosa che si manifesta con la comparsa di un segmento venoso dolente e indurito su un’area cutanea calda e arrossata
ulcerazioni: lesioni di lenta guarigione localizzate in genere in prossimità del malleolo; sono le complicanze più tardive delle varici
sanguinamento spontaneo o a seguito di traumatismo: dovuto alla rottura di una varice, che può essere spontaneo a seguito di un trauma.
I principali fattori che possono far sviluppare le vene varicose sono:
Stitichezza, che ostacola il ritorno di sangue venoso verso l'alto
Obesità o sovrappeso
Deficienza della pompa muscolare
Lavoro in ortostatismo (stazione eretta) in ambiente caldo (che favorisce una dilatazione dei vasi)
Alterazioni delle vene presenti alla nascita (congenite);
Età (tra i 30 e 50 anni);
Sesso (femminile prevalentemente).
Il fattore che maggiormente influisce sulla pressione sanguigna venosa è la postura; durante la stazione eretta, soprattutto se prolungata, la pressione venosa aumenta notevolmente, fino a dieci volte la pressione normale. Di conseguenza, le occupazioni che richiedono la postura eretta per lunghi periodi di tempo o lunghi percorsi in automobile o in aereo, determinano spesso l'insorgenza di una stasi venosa spiccata e la comparsa di edema (gonfiore per presenza di liquido) a carico dei piedi. Le vene varicose sono molto più frequenti dopo i 50 anni di età, in persone obese e soprattutto di sesso femminile, per la elevata pressione venosa che la gravidanza determina negli arti inferiori. Inoltre, gli alti livelli di estrogeni presenti nel sesso femminile, facilitano il rilasciamento della muscolatura della parete venosa. Si ritiene che la tendenza familiare rilevata nella malattia delle vene varicose sia dovuta ad un alterato sviluppo della parete venosa.
La reale causa della dilatazione delle vene degli arti inferiori, tuttavia, non è ancora stata definita; esistono sostanzialmente due ipotesi per cui si ritengono responsabili, rispettivamente, le valvole e la struttura della parete venosa. L'ipotesi di una degenerazione valvolare sembra oggi difficilmente sostenibile: le tecniche con ultrasuoni hanno permesso di evidenziare come i rami di alcune vene degli arti inferiori possano subire una degenerazione varicosa anche quando si ha una buona continenza valvolare. L'attenzione dei ricercatori si è rivolta quindi sulla struttura della parete della vena varicosa, nella quale sembra esservi una minor quantità di collagene ed elastina che nella parete venosa normale.
Se esistono vene varicose con insufficienza valvolare dei sistemi della vena safena e delle vene comunicanti, parte del sangue sospinto verso il cuore durante la deambulazione tende a refluire nel circolo superficiale e da questo a riversarsi di nuovo nel circolo profondo, attuando così un circolo vizioso. L'effetto emodinamico di questo meccanismo consiste in una minor caduta della pressione deambulatoria di 20 centimetri d'acqua ed in un più veloce ripristino dei valori pressori basali di 80-100 centimetri d'acqua. La mancata riduzione della pressione venosa durante l'esercizio muscolare è alla base di quasi tutte la patologie del sistema venoso, sia superficiale che profondo, e come tale rappresenta un fattore di rischio per le vene varicose.
Varicectomia
L’intervento è indicato per le piccole varici sintomatiche che non coinvolgono la grande safena e consiste nell’asportazione delle vene colpite attraverso delle micro-incisioni. L’intervento di varicectomia viene effettuato in anestesia locale in regime di day hospital.
Safenectomia
L’intervento di safenectomia mediante “stripping” è indicato in caso di problemi varicosi alle safene. Si effettua realizzando una piccola incisione in prossimità del malleolo, attraverso la quale si inserisce una sonda o “stripper” nella vena safena fino all’inguine.
La successiva estrazione della sonda permette l’asportazione della vena. La safenectomia viene effettuata in anestesia epidurale selettiva e in regime di day hospital.
Laser endovascolare dell’incontinenza della vena grande safena
Si tratta di una procedura mini invasiva effettuata in anestesia locale che, attraverso speciali fibre ottiche e appositi cateteri, concentra direttamente nella vena l’energia laser. La durata dell’energia laser viene ovviamente controllata per preservare la diffusione dell’energia termica nei tessuti adiacenti la vena trattata.
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