L'aterosclerosi: una malattia degenerativa che colpisce le arterie.


L'aterosclerosi: una malattia degenerativa che colpisce le arterie.

L' aterosclerosi si può sviluppare nel corso dei decenni in silenzio, senza dare alcun sintomo. Quando i primi segnali compaiono, in genere dopo i 40 anni, la situazione delle arterie è di norma già compromessa e il rischio di complicanze è elevato.

L'aterosclerosi è una malattia cronica e progressiva che interessa le arterie di grosso e medio calibro ed è caratterizzata da alterazioni della parete arteriosa, dovute all'accumulo di alcune sostanze come calcio, colesterolo e materiale fibrotico.
L’aterosclerosi è inizialmente asintomatica, spesso per decenni, compaiono i sintomi quando la crescita o la rottura della placca ostruisce il vaso o riduce il flusso sanguigno al suo interno e variano a seconda della sede e del calibro dell’arteria interessata.In Italia e in molti altri Paesi del mondo, l'aterosclerosi rappresenta un problema sanitario di primaria importanza, legato per lo più allo stile di vita tipico delle società industrializzate. A sua volta, infatti, l'aterosclerosi è causa o concausa di patologie molto gravi, come l'angina pectoris, l'infarto e l'ictus.
Quando la parete superficiale della placca si rompe, il sangue entra in contatto con il colesterolo in essa contenuto. Tale processo porta alla formazione di un coagulo, proprio come succede quando ci procuriamo una ferita. All'interno dell'arteria i meccanismi della coagulazione danno così origine a una sostanza dura (trombo o caugulo), che può interrompere il flusso sanguigno determinando un improvviso ingrossamento della placca.

Le cause dell'aterosclerosi.

Le cause dell’aterosclerosi non sono completamente comprese, spesso si tratta di un processo lento, graduale e complesso, che potrebbe iniziare addirittura durante l’infanzia ed evolvere sempre più velocemente via via che si invecchia. A scatenare la patologia si individua una combinazione di fattori di rischio, modificabili e non modificabili, tra cui:

  • l’età;

  • il fumo;

  • un’alimentazione sbilanciata, ricca di grassi saturi e povera di vitamine e minerali;

  • il sovrappeso e l’obesità;

  • il diabete;

  • la mancanza di attività fisica;

  • l’ipertensione.

Fattori di rischio principali

Fattori modificabili

  • Livelli ematici di colesterolo anomali. Sono compresi alti valori di colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”) e bassi livelli di colesterolo HDL (colesterolo “buono”).

  • Pressione alta. La pressione arteriosa viene definita alta quando supera stabilmente 140/90 mmHg (le ultime linee guida americane hanno in realtà ridotto i valori limite). Nei soggetti diabetici o con malattie renali croniche, il limite è invece 130/80 mmHg (mmHg, cioè millimetri di mercurio, è l’unità di misura della pressione arteriosa).

  • Fumo. Il fumo può danneggiare e restringere i vasi sanguigni, portare a livelli di colesterolo anomali e aumentare la pressione arteriosa. Inoltre, il fumo di per sé può ridurre l’ossigenazione del sangue.

  • Resistenza all’insulina. In questa condizione, l’organismo non riesce a utilizzare correttamente l’insulina. Questo ormone aiuta a spostare il glucosio dal sangue alle cellule, dove viene usato come fonte di energia. L’insulino-resistenza può sfociare in diabete.

  • Diabete. In questa malattia, la glicemia è troppo alta perché l’organismo non produce abbastanza insulina o non la utilizza correttamente.

  • Sovrappeso od obesità. I termini “sovrappeso” e “obesità” indicano un peso corporeo maggiore di quanto considerato sano per una data altezza.

  • Assenza di attività fisica. L’inattività fisica può peggiorare altri fattori di rischio dell’aterosclerosi, come i livelli anomali di colesterolo, l’ipertensione arteriosa, il diabete e il sovrappeso o l’obesità.

  • Alimentazione poco sana. Un’alimentazione non adeguata può aumentare il rischio di aterosclerosi. Cibi ricchi di grassi saturi e trans, colesterolo, sodio e zucchero, possono esacerbare altri fattori di rischio della malattia.

Fattori non modificabili

  • Età avanzata. Il rischio di aterosclerosi aumenta con l’invecchiamento. Fattori genetici o lo stile di vita causano la formazione progressiva di placche nelle arterie al progredire dell’età. Una volta raggiunta o superata la mezza età, l’accumulo di placche diventa sufficiente a causare segni o sintomi. Negli uomini, il rischio aumenta dopo 45 anni, mentre nelle donne il rischio aumenta dopo 55 anni (soprattutto con l’arrivo della menopausa).

  • Storia famigliare di cardiopatia precoce. Il rischio di aterosclerosi aumenta se il padre o un fratello hanno avuto una cardiopatia prima di 55 anni, o se madre o una sorella si sono ammalate prima di 65 anni.

Diagnosi

Il medico, dopo aver raccolto un’accurata anamnesi per individuare fattori di rischio famigliari ed individuali, già durante la visita potrà identificare segni e sintomi di un problema di origine aterosclerotica, quali soffi carotidei in presenza di una stenosi delle carotidi, polsi periferici (pedidi, poplitei, femorali) iposfigmici nel caso di arteriopatie agli arti inferiori, masse addominali palpabili pulsanti (aneurisma). Il medico quindi, per la conferma diagnostica e la valutazione dell’entità del danno, potrà prescrivere ulteriori esami di accertamento:

  • indice caviglia-braccio (ABI): chiamato anche indice di Winsor, l’indice ABI (ankle-brachial index) consiste della valutazione del rapporto tra il valore di pressione arteriosa sistolica misurata alla caviglia e quello ottenuto a livello del braccio. Se l’indice inferiore o uguale a 0.9 viene considerato indicativo di una malattia vascolare ostruttiva agli arti inferiori, come la presenza di una placca aterosclerotica;

  • Ecodoppler arterioso; è un esame diagnostico non invasivo, che permette di visualizzare i principali vasi sanguigni, studiare il flusso ematico al loro interno e l’eventuale presenza di stenosi o dilatazioni.

  • Elettrocardiogramma: è un esame non invasivo, che registra l’attività elettrica del cuore tramite elettrodi applicati in diversi punti del corpo. Può essere effettuato a riposo (standard), oppure sotto sforzo, con il paziente che cammina su un tapis roulant o pedala su una cyclette. L’elettrocardiogramma standard può evidenziare patologie delle coronarie, alterazioni del ritmo cardiaco (aritmie, extrasistole, fibrillazioni), e le eventuali variazioni delle dimensioni (ipertrofia). Con l’elettrocardiogramma da sforzo si valuta la funzionalità cardiaca sotto sforzo; questo esame è in grado di evidenziare cardiopatie latenti.

  • Coronarografia: è un esame invasivo che consente lo studio delle arterie coronarie per evidenziare eventuali ostruzioni. Viene effettuato tramite la puntura di un’arteria e l’introduzione di catetere per raggiungere le coronarie; successivamente si inietta del mezzo di contrasto che diffonde nelle arterie e le rende visibili all’esame radiografico.

Cura e trattamento dell'aterosclerosi

Terapia farmacologica 

Per la cura dell’aterosclerosi il medico può avvalersi di numerosi farmaci, i quali esercitano la loro azione cercando di abbassare i livelli di colesterolo e anche di ridurre le dimensioni delle placche aterosclerotiche. Sarà compito del medico prescrivere la tipologia di farmaco ipolipemizzante, in base al quadro clinico del singolo paziente.

Terapia chirurgica 

Per alcuni pazienti si dovrà ricorrere a una terapia più aggressiva. Se i sintomi sono gravi o l’ostruzione dell’arteria minaccia la sopravvivenza dei muscoli o dell’epidermide, vi sarà indicazione per uno degli interventi qui elencati: Angioplastica. Con questa tecnica lo specialista raggiunge, tramite un catetere, il tratto del vaso ostruito e con un palloncino provvede ad appiattire l’ateroma, premendolo contro la parete arteriosa; successivamente viene introdotto un tubicino di rete (stent) con la funzione di mantenere pervio il vaso ed impedire che alcune parti della placca aterosclerotica si possano staccare. Endoarterectomia. Prevede l’apertura del vaso e la rimozione chirurgica, dalle pareti dell’arteria ostruita. della placca aterosclerotica. E’ un intervento spesso eseguito sull’arteria carotidea. Bypass. Questa tecnica prevede di scavalcare il tratto del vaso ostruito (creare un bypass) utilizzando un vaso arterioso o venoso, prelevato precedentemente da un’altra zona; in tal modo il sangue aggirerà l’ostacolo rappresentato dall’arteria ostruita, ripristinando il flusso di sangue a valle dell’ostruzione.

Per saperne di più contatta uno dei nostri specialisti in Cardiologia

Immagine Paziente dottore

Fai una domanda allo specialista

Risolvi i tuoi dubbi riguardanti la salute Fai una domanda


Fai una domanda allo specialista

Fai una domanda