La ricetta per la longevità è più complessa del previsto: la lista degli ingredienti genetici può infatti variare a seconda del sesso e dell'età. Lo dimostra un maxi studio condotto su oltre 3.000 topi geneticamente diversi fra loro.
L’invecchiamento sarebbe un processo multifattoriale in cui interagiscono diversi ingredienti genetici. E' questo il risultato dello studio pubblicato sulla rivista Science, condotto da un gruppo internazionale guidato da Maroun Bou Sleiman del Politecnico federale di Losanna. Dalla ricerca che è stata condotta su oltre 3mila topi geneticamente diversi fra loro, emerge che l'invecchiamento è un processo multifattoriale con molti geni che interagiscono tra loro con piccoli effetti.
Sebbene non esista un'unica misura dell'invecchiamento, gli studi dipendono da tratti surrogati o correlati come longevità, storia di vita, insorgenza di malattie legate all'età e marcatori fisiologici. La caratterizzazione dei determinanti genetici e non genetici della longevità a livello di popolazione può identificare geni e percorsi coinvolti nell'invecchiamento, fornendo strade per terapie anti-invecchiamento mirate e prolungando una sana longevità.
Questo studio ha fornito informazioni sui determinanti della longevità, mettendo in evidenza i mediatori genetici che possono essere specifici del sesso o dell'età e gli effetti non genetici come l'accesso precoce ai nutrienti. Il corpo combinato di informazioni raccolte da questo studio e i dati esterni costituiscono una risorsa per la costruzione di ipotesi per studi futuri e terapie per l'invecchiamento, le malattie legate all'età e la longevità.
Questo studio ha fornito informazioni sui determinanti della longevità, mettendo in evidenza i mediatori genetici che possono essere specifici del sesso o dell'età e gli effetti non genetici come l'accesso precoce ai nutrienti. Il corpo combinato di informazioni raccolte da questo studio e i dati esterni costituiscono una risorsa per la costruzione di ipotesi per studi futuri e terapie per l'invecchiamento, le malattie legate all'età e la longevità.
Sarebbero una decina i geni ad avere il maggiore impatto sulla longevità, con un’azione condizionata da diversi fattori ambientale, ed effetti diversi a seconda dell’età e del sesso. Questi geni sono infatti noti per essere indotti da fattori estrinseci come agenti chimici (farmaci o stress), agenti fisici (ad esempio le radiazioni) oppure da altri geni. Dalla ricerca è emerso che molte delle regioni del Dna correlate alla longevità dei topi erano associate anche nell’uomo e nel verme C.elegans, dimostrando che si sono conservate nel corso dell’evoluzione. Una certa corrispondenza è stata riscontrata anche tra le regioni legate alla longevità e quelle correlate al peso corporeo e crescita, dimostrando che nella durata della vita incidono molti fattori, tra cui anche la dieta.
Studiando anche i geni del fegato, uno degli organi essenziali per la salute, i ricercatori hanno scoperto che nelle femmine i geni dell'interferone (responsabili dell'immunità innata) sono più attivi e potrebbero dunque spiegare perché vivono più a lungo dei maschi. Questi dati riprendono e confermano la nostra recente scoperta del ruolo dei geni dell'interferone nel determinare la maggiore gravità dei malati di Covid maschi. Tuttavia, serviranno nuovi studi futuri per stabilire se i fattori genetici della longevità individuati nei topi valgono anche negli essere umani. Bisogna soprattutto tenere presente che nella nostra specie all'invecchiamento concorrono anche fattori socioculturali che influenzano e modulano non poco il nostro genoma.