Il tumore dell’ovaio: uno dei più comuni tipi di tumore nella donna!


Il tumore dell’ovaio: uno dei più comuni tipi di tumore nella donna!

Il tumore dell'ovaio è una malattia molto subdola e infatti l’assenza di sintomi precisi è uno dei problemi che rendono difficile la sua diagnosi precoce. In Italia colpisce circa 5.200 donne ogni anno ed è al decimo posto tra le forme tumorali.

Il tumore dell'ovaio è una patologia piuttosto aggressiva che colpisce le ovaie ed è una neoplasia quasi sempre maligna che scaturisce dalla proliferazione incontrollata di una delle diverse cellule costituenti i vari tessuti delle ovaie.
Gli studi scientifici degli ultimi anni suggeriscono che in realtà questo tumore è la manifestazione di più malattie che possono avere origini in sedi diverse, ma che poi crescono e si sviluppano anche in sede ovarica.

I fattori di rischio del tumore dell'ovaio

Tra i fattori di rischio per il cancro dell'ovaio c'è l'età: la maggior parte dei casi viene identificata tra i 50 e i 69 anni. Altri fattori di rischio sono:
- l’obesità;
- la lunghezza del periodo ovulatorio, ossia un menarca (prima mestruazione) precoce e/o una menopausa tardiva; 
- il non aver avuto figli;
le mutazioni ereditarie nei geni BRCA1 e BRCA2;
- aver avuto altre neoplasie. Le donne che in età relativamente giovane hanno sviluppato un tumore al seno e quelle che si sono ammalate di tumore al seno negativo al recettore per gli estrogeni presentano un rischio maggiore di tumore alle ovaie. Un aumento del rischio si osserva anche nelle donne che hanno sofferto, in passato, di un tumore dell'intestino;
- familiarità per il tumore alle ovaie. Ricerche cliniche hanno evidenziato che sono più a rischio di tumore dell'ovaio le donne con una sorella, la mamma o una nonna ammalatasi di cancro ovarico;
- fumo. Studi scientifici hanno dimostrato che fumare aumenta il rischio di sviluppare un sottotipo particolare di tumore epiteliale delle ovaie, noto come tumore mucinoso dell'ovaio (o adenocarcinoma mucinoso dell'ovaio).
- radioterapia in sede addominale. In base ad alcune evidenze, la radioterapia in sede addominale effettuata, per esempio, per curare un'altra neoplasia aumenterebbe, seppur lievemente, il rischio di sviluppare il tumore dell'ovaio.

Le tipologie dei tumori dell'ovaio

I tumori maligni dell'ovaio sono di tre tipi: epiteliali, germinali e stromali.

  • tumori epiteliali originano dalle cellule epiteliali che rivestono la superficie delle ovaie. Essi costituiscono più del 90 per cento delle neoplasie ovariche maligne.

  • tumori germinali originano dalle cellule germinali (quelle che danno origine agli ovuli) e rappresentano il 5 per cento circa delle neoplasie ovariche maligne. Nel 40-60 per cento dei casi vengono diagnosticati in donne di età inferiore ai 20 anni.

  • tumori stromali originano dallo stroma, il tessuto strutturale dell'ovaio, nel quale vengono prodotti gli ormoni femminili, e rappresentano circa l’1 per cento di tutti i tumori ovarici. Oltre la metà di questi tumori si presenta in donne di età superiore a 50 anni.

I sintomi del tumore dell'ovaio

Allo stato iniziale il tumore alle ovaie è spesso asintomatico e questa caratteristica ne complica la diagnosi precoce, la quale sarebbe fondamentale per un trattamento efficace della neoplasia. Ecco invece i potenziali campanelli d’allarme di cui le donne dovrebbero tenere conto in quanto possibili indicatori precoci della presenza di un cancro delle ovaie: 

- addome gonfio; 
- meteorismo 
(presenza di aria nella pancia); 
- bisogno frequente di urinare;
- sanguinamento vaginale;
- dolore addominale o pelvico;
- stipsi e/o diarrea;
- estrema stanchezza.

Diagnosi

La diagnosi si effettua mediante l'esame pelvico ossia la visita ginecologica e la palpazione dell'addome. Nella valutazione clinica sono importanti l'età della paziente, le dimensioni e la consistenza delle ovaie.

L'ecografia transaddominale o, ancor meglio, transvaginale è molto utile ed è in genere combinata con il dosaggio del CA-125, un marcatore serico i cui valori possono però essere elevati sia in casi di tumori ginecologici e non, sia in patologie non neoplastiche come epatopatie croniche e pancreatite.

Oltre all'ecografia, vengono utilizzate la TC dell’addome e la risonanza magnetica con lo scopo di verificare la diffusione del tumore e la presenza di eventuali metastasi nel cavo addominale. In linea generale, come detto in precedenza, l'esame pelvico, la determinazione della concentrazione del CA-125 e l'ecografia transvaginale offrono qualche possibilità di una diagnosi precoce del carcinoma ovarico, che però non dà garanzie d’efficacia sufficienti per essere esteso come screening a tutta la popolazione femminile.

Un’indagine di screening (cioè, in assenza di sintomi) è consigliabile in alcune donne con casi di cancro dell'ovaio in famiglia legato alla positività per i geni BRCA1 e BRCA2; in tale caso gli esami vanno eseguiti ogni sei mesi già prima dei 40 anni.

La terapia per il tumore all'ovaio

La cura (terapia o trattamento) del carcinoma ovarico varia in base allo stadio e grado del tumore, allo stato di salute generale della persona colpita e alla sua età. La maggior parte dei malati riceve un duplice trattamento: un intervento chirurgico e una cura farmacologica, la chemioterapia.
Se il tumore è troppo avanzato per essere curato, allora l'obiettivo sarà quello di migliorare i disturbi (sintomi) e limitarne la crescita il più a lungo possibile. I malati, di solito, sono seguiti da un team di medici che individuano, caso per caso, la migliore terapia e garantiscono il supporto durante tutto il percorso di cura.

Chirurgia

Il trattamento principale del carcinoma ovarico è quello chirurgico. Lo scopo è eliminare tutto il tumore o quanto più possibile di esso. La chirurgia di solito rimuove:

  • entrambe le ovaie e le tube di Falloppio

  • utero (isterectomia)

  • strato di tessuto grasso nella pancia (omento)

Se il tumore è limitato ad una o entrambe le ovaie, allora basterà toglierle e lasciare intatto l'utero. Ciò significa che si potrà ancora portare avanti una gravidanza.
L'intervento chirurgico si effettua in anestesia generale. Probabilmente si dovrà rimanere in ospedale solo per pochi giorni, ma potrebbero volerci anche diverse settimane per far sì che l’organismo recuperi completamente.

Chemioterapia

La maggioranza delle donne malate di carcinoma ovarico è sottoposta a chemioterapia oltre che all'intervento chirurgico. La chemioterapia è una terapia, basata sull'uso di farmaci, con l'obiettivo di eliminare le cellule cancerose. È usata nei seguenti casi:

  • dopo la rimozione chirurgica delle ovaie, al fine di eliminare tutte le cellule cancerose che potrebbero essere rimaste in circolo;

  • prima dell'intervento chirurgico, per ridurre la grandezza del tumore e rendere più facile l'operazione chirurgica;

  • nel caso in cui il carcinoma dell'ovaio si ripresenti (recidiva) dopo la terapia iniziale.

Il farmaco chemioterapico, di solito, è iniettato in una vena del braccio a piccole gocce; talvolta, è somministrato in pasticche. Per sottoporsi all'infusione in vena è necessario recarsi in ospedale, ma al termine di ogni seduta è possibile tornare casa. La terapia è organizzata in cicli che prevedono un periodo di somministrazione dei farmaci alternato ad un periodo di sospensione, per far sì che l’organismo recuperi.

I possibili effetti indesiderati (effetti collaterali) della chemioterapia sono:

  • stanchezza

  • malessere generale

  • perdita di appetito

  • caduta dei capelli

  • diarrea

  • aumentato rischio di infezioni.

La maggior parte degli effetti collaterali può essere alleviata con l'uso di alcuni farmaci consigliati dal medico. Al termine della cura, in genere, gli effetti collaterali scompaiono.

Radioterapia

La radioterapia si basa sull'uso di fasci di radiazioni diretti con precisione sulle cellule cancerose per eliminarle. Non è usata molto spesso nel trattamento del carcinoma ovarico, ma è possibile applicarla in alcuni casi come:

  • dopo l'asportazione chirurgica di un carcinoma ovarico nella sua fase iniziale, allo scopo di eliminare qualsiasi cellula cancerosa rimasta;

  • per ridurre il tumore, e i disturbi (sintomi) che provoca, se è già diffuso e non può più essere curato.

I più comuni effetti collaterali della radioterapia sono l'irritazione della pelle, la stanchezza e la perdita di peli o capelli nella zona interessata. Questi effetti dovrebbero passare, terminato il trattamento.

Trial clinici

L'obiettivo della ricerca attuale è quello di scoprire nuove e migliori cure del carcinoma ovarico e di confermarne l'efficacia mediante studi detti trial (studi) clinici. Recenti risultati hanno dimostrato la possibilità di individuare terapie mirate antitumorali per il carcinoma ovarico, con la possibilità utilizzare combinazioni di farmaci a bersaglio molecolare, nell'ambito dell'immunoterapia, dell'inibizione di pathways correlati al VEGF, degli inibitori dell'enzima PARP (poly adenosine diphosphate-ribose polymerase) o del recettore dei folati. Alcuni di questi studi hanno dimostrato comprovata efficacia di alcune di queste combinazioni e saranno disponibili a breve nella pratica clinica.

In particolare i dati relativi a tre studi pubblicati a dicembre 2019 dalla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, hanno dimostrato l’efficacia di un gruppo di farmaci inibitori della famiglia di proteine PARP, nell’allungare significativamente la sopravvivenza libera da malattia, nelle donne con tumore ovarico sieroso di alto grado, sia associato alla mutazione del gene BRCA, sia in presenza di un BRCA normale.

Sarà il medico oncologo a suggerire l'eventuale possibilità di partecipare a un trial clinico nel caso siano soddisfatti i criteri di ammissione (inclusione) necessari e non esista un trattamento efficace tra quelli già collaudati.

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