I farmaci “introvabili”, un problema legato alla pandemia e alla crisi internazionale!


I farmaci “introvabili”, un problema legato alla pandemia e alla crisi internazionale!

Sono oltre tremila i farmaci a rischio reperibilità nelle farmacie italiane, carenze già più volte denunciate nei mesi scorsi e che si aggravano con il passare del tempo.

Negli ultimi tempi nelle farmacia mancano alcuni prodotti di uso più comune ma anche quei farmaci considerati salvavita, un grosso problema causato da un mix tra crisi, che rende costoso anche il materiale usato per il confezionamento e pandemia, a causa dell'aumento della richiesta per certi prodotti. A volte queste carenze sono solo momentanee e si risolvono in breve tempo. Altre volte possono durare a lungo, di solito per problemi di produzione. Purtroppo, in alcuni casi, l’indisponibilità nasconde solo interessi commerciali. E quando un’alternativa al medicinale mancante non esiste, la carenza del medicinale si traduce in mancato accesso alle cure.

A lanciare l’allarme la Federazione degli ordini dei farmacisti (Fofi), spiegando come le difficoltà di approvvigionamento riguardano non solo i principi attivi, ma anche i materiali necessari per il confezionamento dei prodotti farmaceutici

Quali sono i farmaci introvabili in questo momento?

La lista dei farmaci che da tempo non sono più disponibili nelle farmacie sono:

  • Nurofen

  • Muscoril

  • Ventolin

  • Gaviscon

  • Brunfen 600 mg

E si sta allungando sempre più la lista dei farmaci temporaneamente carenti pubblicata sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), il numero di carenze di farmaci sta aumentando e ha già superato le 3.000. Ma la «scomparsa» temporanea o definitiva di alcuni prodotti non deve provocare ansia perché le soluzioni ci sono. Nella gran parte dei casi si trova un generico, o un dosaggio o forma farmaceutica diversa (ad esempio in polvere anziché in compresse) oppure un’altra molecola con gli stessi effetti. 

Perché a volte i farmaci non sono disponibili?

Per capire come si origina una carenza, è necessario capire come funziona l’approvvigionamento dei farmaci da parte delle farmacie sul territorio e di quelle presenti negli ospedali. Il rifornimento avviene essenzialmente attraverso due vie:

  • una diretta, che prevede l’acquisto dei farmaci direttamente dall’azienda farmaceutica che li produce;

  • una indiretta, che prevede uno o più attori intermedi, i grossisti, i quali acquistano i farmaci dalle aziende farmaceutiche e li rivendono a loro volta ad altri grossisti oppure alle farmacie.

Proprio da queste interazioni commerciali possono nascere alcuni problemi di reperibilità, che da un punto di vista temporale possono essere:

  • di breve durata e risolvibili nel giro di poche ore o una giornata;

  • di lunga durata, ma transitori e risolvibili in un certo lasso di tempo;

  • non risolvibili.

Nell’ultimo caso, le carenze irrisolvibili possono essere semplice espressione dell’esaurimento delle scorte di un farmaco che il produttore ha deciso di non produrre più. Le carenze di lunga durata non legate a cessata commercializzazione possono, invece, essere determinate da svariati motivi legati alla produzione, tra i quali, ad esempio:

  • l’irreperibilità sul mercato del principio attivo necessario per produrre il medicinale (le sostanze attive utilizzate possono essere prodotte da aziende diverse, da cui le farmaceutiche si riforniscono);

  • vari problemi di produzione o di distribuzione del prodotto finale;

  • provvedimenti di carattere regolatorio, disposti dalle Agenzie regolatorie nei confronti delle case farmaceutiche, le quali devono rispondere attuando i correttivi necessari;

  • imprevista o aumentata richiesta del medicinale (rispetto a quanto preventivato) in uno o più Paesi in cui viene commercializzato. L’aumentata domanda produce una riduzione dell’offerta in altri Paesi e una momentanea carenza nelle farmacie.

L'importazione parallela

L’importazione parallela di medicinali è una legittima forma di scambio nel mercato interno europeo, disciplinata dall'articolo n. 28 del trattato CE e soggetta alle deroghe previste dall'articolo n. 30 dello stesso trattato. Nei fatti, consiste nel trasferimento commerciale di medicinali da Paesi in cui i prezzi dei farmaci sono inferiori verso altri paesi europei in cui i prezzi sono più elevati. Lo scopo è appunto quello di ottenere un guadagno maggiore dalla vendita nei Paesi dove i farmaci hanno un prezzo più alto, ma con l’effetto potenziale di lasciare sfornito di medicinali il Paese da cui i farmaci sono esportati, nonostante le salvaguardie della legge. L’importazione è fatta da intermediari specifici, gli “importatori paralleli”, soggetti differenti dai produttori titolari, cioè le case farmaceutiche o da loro eventuali licenziatari. Questi possono essere piccoli operatori oppure “big” della distribuzione.

Il commercio parallelo è quindi una diretta conseguenza delle regole del mercato interno che garantiscono la libera circolazione delle merci, ma anche della differenza di prezzo dei medicinali osservabile tra gli Stati membri dell’EU.

Immagine Paziente dottore

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