I soggetti che ne soffrono tendono a subire attacchi innescati da una serie di fattori diversi, tra cui stress, ansia, cambiamenti ormonali, luci lampeggianti, mancanza di cibo o di sonno e cibi anche piuttosto comuni.
L’emicrania è una particolare forma di mal di testa cronico che influisce in maniera negativa e severa sulle attività quotidiane di chi ne soffre. in Italia sono circa 8 milioni le persone che ne soffrono in maniera episodica oppure ricorrente. L'emicrania appartiene alla famiglia delle cefalee e viene descritta come un dolore intenso di tipo pulsante che tende a sorgere lentamente nella parte anteriore o su un lato della testa, aumentando progressivamente di intensità. L’emicrania può avere un impatto devastante sulla qualità della vita, soprattutto quando i comuni antidolorifici non funzionano più, gli attacchi aumentano oppure peggiorano, e la patologia si cronicizza.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha considerato l’emicrania come la patologia più invalidante nella popolazione al di sotto dei 50 anni in quanto responsabile del maggior numero di anni persi a causa della malattia.
Le cause dell'emicrania non sono ancora del tutto chiare. È certo che più fattori giochino un ruolo determinante: predisposizione genetica, fattori esterni, patologie sistemiche, fattori ormonali. Studi scientifici hanno evidenziato la relazione tra questa tipologia di mal di testa e alterazioni biochimiche a carico del cervello, che interferiscono con i meccanismi di trasmissione dei segnali nervosi.
Talvolta è stata segnalata la correlazione tra emicrania è il consumo di alcuni alimenti o bevande. Sicuramente c'è un legame con stress, disturbi del sonno, cambiamenti climatici, uso di alcuni farmaci, problemi fisici. Generalmente viene valutata la familiarità del problema: se in famiglia ci sono casi di emicrania ricorrente le probabilità che il disturbo si presenti aumentano.
Se il controllo di questi stimoli è inefficace nell'impedire l'insorgenza della crisi emicranica, e se il dolore intenso impedisce di svolgere le normali attività quotidiane, è possibile ricorrere alla terapia farmacologica.
I farmaci per l'emicrania possono alleviare il dolore ed i sintomi durante la fase acuta dell'emicrania oppure prevenire ulteriori attacchi. L'approccio terapeutico più appropriato deve sempre tenere in considerazione le indicazioni individuali stabilite dal medico, formulate in relazione all'entità del disturbo, alla sintomatologia e alle esigenze personali del paziente. Ad esempio, se coesistono altre condizioni patologiche, è necessario prestare molta attenzione nell'assumere determinati farmaci indicati per la terapia dell'emicrania. Inoltre, occorre ricordare che non tutte le persone reagiscono alla terapia in modo uguale: l'attività farmacologica svolta dai principi attivi dipende da molti fattori, tra cui le caratteristiche metaboliche individuali del paziente. Per questa serie di motivi, è fondamentale evitare l'autocura ed attenersi scrupolosamente alle prescrizioni del medico, allo scopo di non vanificare l'effetto dei medicinali o contribuire all'insorgenza di eventuali effetti collaterali. L'utilizzo eccessivo e prolungato di questi farmaci può provocare, infatti, resistenza al trattamento e generare una particolare forma di mal di testa secondario, la "cefalea da abuso di farmaci".
Il primo passo da attuare per curare e prevenire l'emicrania consiste nel ridurre o, se possibile, eliminare, l'esposizione ai fattori scatenanti.
Da uno studio italiano condotto dal Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e dal Centro Alti Studi di Risonanza Magnetica diretti dal professore Gioacchino Tedeschi, Presidente della Società Italiana di Neurologia ha rivelato i meccanismi che sottendono il fenomeno dell’allodinia cutanea nei pazienti emicranici; per allodinia si intende in gergo medico un dolore causato da uno stimolo che in condizioni normali non dovrebbe portare fastidio o dolore.
Grazie alla scoperta del gruppo di neurologi campani è stato dimostrato che il sintomo dell’allodinia può essere previsto anche con tre anni di anticipo. Infatti, prima ancora che si sviluppi, i pazienti emicranici mostrano nel loro cervello delle anomalie in alcuni circuiti cerebrali che emergono attraverso la risonanza magnetica funzionale, così definita perché permette di studiare non solo la “forma” del cervello ma anche il suo “funzionamento”.
“L’allodinia - spiega il Prof. Tedeschi, Presidente della Società Italiana di Neurologia - è quella sensazione dolorosa che porta il paziente con attacco di emicrania ad avvertire dolore anche per stimoli innocui, come pettinarsi, indossare gli occhiali, gli orecchini o la cravatta, toccarsi il volto o tenere i capelli legati. Dal punto di vista clinico, si tratta di un sintomo legato ad un peggiore andamento dell’emicrania, nel senso che la patologia tenderà alla cronicizzazione”
L’emicrania è una patologia che presenta, purtroppo, non solo il sintomo del dolore del capo ma comprende anche un corteo di sintomi di accompagnamento come nausea, vomito, fastidio per la luce, per i rumori, per gli odori e l’allodinia che, quando presente, ha una funzione prognostica, segnalando un peggiore andamento dell’emicrania che tenderà alla cronicizzazione.
“Nello specifico - chiarisce il Prof. Antonio Russo, Responsabile del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” - ciò avviene perché la corteccia del cervello emicranico interpreta “in maniera scorretta” gli stimoli non dolorosi applicati alla cute durante un attacco emicranico. Quanto detto si associa ad anomalie strutturali e funzionali di aree cerebrali deputate non solo alla percezione e modulazione dello stimolo doloroso ma anche all'interpretazione dello stimolo doloroso stesso”.
Per il momento, questo tipo di analisi avanzate sono possibili solo in pochissimi centri nei quali coesistono competenze sia nel campo dell’emicrania che dell’imaging avanzato; non è quindi ancora possibile identificare su larga scala i pazienti destinati ad un peggiore andamento della loro emicrania con diversi anni di anticipo, ma l’identificazione di una alterazione dei circuiti cerebrali che sottende alla cronicizzazione del dolore, ha una enorme importanza per la comprensione dei meccanismi intrinseci del dolore. E questo potrebbe riguardare anche altri tipi di dolore oltre a quello dell’emicrania.
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