Con 55 mila nuove diagnosi in un anno, questo tumore rappresenta il 30,3 per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne e il 14,6 per cento di tutti i tumori diagnosticati in Italia.
Il tumore al seno è una malattia potenzialmente grave se non è individuata e curata per tempo. È dovuto alla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne e acquisiscono la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere quelli circostanti e, col tempo, anche organi più lontani.
Come è noto, all’incirca 1 donna su 8 sviluppa nel corso della propria vita una neoplasia della mammella. Esistono fattori di rischio che hanno maggiore impatto sulla possibilità di sviluppo del tumore, influenzandone la crescita. Questi fattori si dividono in:
fattori modificabili, cioè che dipendono dai nostri comportamenti e abitudini, quali alimentazione, peso, età e attività fisica;
fattori non modificabili, cioè che non dipendono da noi.
In generale è possibile ridurre il proprio rischio di ammalarsi aderendo ai programmi nazionali di screening e assumendo comportamenti salutari, come per esempio mantenere un peso nella norma, svolgere attività fisica, evitare il consumo di alcolici e alimentarsi con pochi grassi e molti vegetali (frutta e verdura, in particolare broccoli e cavoli, cipolle, tè verde e pomodori).
Le sostanze che aumentano il rischio di tumore al seno
Sono state individuate 17 sostanze potenzialmente più a rischio di favorire lo sviluppo della malattia. L’intervento preventivo dovrebbe puntare alla riduzione dell’esposizione a tali agenti, presenti soprattutto nei gas di scarico delle automobili, nella benzina, nell’aria inquinata, nel fumo di sigaretta, ma anche in alcuni cibi troppo cotti (fritti ad alte temperature o carbonizzati), tinture, mobili trattati (con PFOA), in certi casi in qualche farmaco, particolari materiali (ad esempio ritardanti di fiamma) e in certi solventi chimici (alogenati) e in altre sostanze.
1,3 butadiene: fumo di sigaretta, gas di scarico delle automobili e vapori della benzina.
Acrilamide: fumo di tabacco, particolari cibi ricchi di amido e cotti in un dato modo, per esempio le patatine fritte ad alta temperatura.
Ammine aromatiche I: nelle ammine aromatiche l’azoto è legato al benzene o a un altro anello aromatico. Nei dosaggi biologici dei tumori sono state individuate 15 ammine potenzialmente pericolose. TDA e TDI: usate in genere per la sintesi industriale di poliuretano, pesticidi, tinture e altri prodotti.
Altre ammine aromatiche (benzidina e anilina): composti dai quali derivano tinture come vernici, inchiostri per stampanti, carta, farmaci, tinture usate nell’industria tessile; reagenti e colorazioni biologiche in laboratorio, nell’industria del cibo; laser, stampanti ink-jet, cristalli liquidi, schermi, dispositivi elettro-ottici.
Benzene: vapori di benzina, fumo di tabacco, gas di scarico delle automobili. Nei composti per rimuovere gli adesivi, nelle vernici, nei sigillanti, rifinitori, combustibili e oli dei motori.
Solventi organici alogenati: cloruro di metilene e altri nove solventi organici. Meno utilizzati rispetto al passato, sono presenti in alcuni prodotti (lavaggio a secco, propellente spray per capelli, trasformazione dei prodotti alimentari, additivi della benzina, vernice e smacchiatori)
Ossido di etilene e propilene: gas usato per la sterilizzazione di attrezzature mediche, cibo e spezie, vestiti e strumenti musicali; ma anche nelle vernici, fumo di tabacco e gas di scarico dei veicoli.
Ritardanti di fiamma e metaboliti: nella resina poliestere, polimeri plastici e schiume di poliuretano rigide.
Ammine eterocicliche: nel fumo di tabacco e nella carne cucinata ad alte temperature.
Ormoni endogeni o farmaceutici e distruttori endocrini: estrogeni, progesterone e l’ormone DES e con effetto minore le sostanze ECDs.
MX: prodotto cui si ricorre per la disinfezione dell’acqua potabile.
Nitro-PAHs: nel gas di scarico del diesel.
Ocratossina A: alimenti contaminati come grano, carne di maiale e noci.
PAHs: fumo di tabacco, aria inquinata e cibi carbonizzati.
Acido perfluoroottanoico (PFOA): utilizzato, insieme ad altri composti, per rivestimenti resistenti e antiaderenti su tappeti, mobili, vestiti e stoviglie, ma anche cosmetici, lubrificanti, vernici e presidi anti-incendio.
Farmaci non ormonali: quattro agenti chemioterapici, due farmaci veterinari eventualmente presenti negli alimenti, il diuretico furosemide e la griseofulvina antifungino, vari agenti anti-infettivi e due farmaci meno utilizzati rispetto al passasto non più molto utilizzati (la fenacetina e la reserpina).
Stirene: fumo di sigaretta, componenti dell’aria all’interno dell’abitazione e quantità di cibo che sono state in contatto con polistirene.
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