Negli ultimi decenni è in costante aumento, ed è uno dei principali tumori che insorge nei giovani: in Italia il 50% dei melanomi insorge al di sotto dei 60 anni, la sua incidenza aumenta con l’aumentare dell’età.
Il melanoma cutaneo è un tumore molto aggressivo della pelle che deriva dalla trasformazione maligna dei melanociti, cellule che costituiscono l’epidermide. I melanociti producono melanina, un pigmento che protegge il corpo dagli effetti dannosi dei raggi solari. Il rischio di insorgenza del melanoma cutaneo è legato a fattori genetici, fenotipici, ambientali e alle combinazioni tra questi. Il più importante fattore di rischio ambientale è stato identificato nell’esposizione a raggi UV sia in rapporto alle dosi assorbite sia al tipo di esposizione (intermittente più che cronica) e anche all’età (a maggior rischio l’età infantile e adolescenziale) con rischio marcatamente maggiore nei casi di sussistenza e interazione di tutti questi fattori. La prevenzione e la diagnosi precoce sono oggi gli strumenti più efficaci per ridurre la mortalità per melanoma.
Di solito, il melanoma origina dalla proliferazione incontrollata dei melanociti della normale cute o dei nevi (melanoma cutaneo); esiste tuttavia una possibilità decisamente più remota che tragga origine dalla proliferazione fuori controllo dei melanociti delle mucose (melanoma mucosale), dell'occhio (melanoma uveale), dell'orecchio interno o delle meningi.
Il melanoma è la conseguenza di un danno a carico del DNA contenuto nei melanociti. Infatti, questo danno – che consiste in una mutazione del materiale genetico - altera la capacità di crescita e divisione cellulare, causando il fenomeno di proliferazione incontrollata tipico dei melanociti costituenti i melanomi.
Gli studi a riguardo hanno ampiamente dimostrato che la principale causa del danno a carico del DNA è l'eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti (raggi UV) della luce solare e delle lampade abbronzanti.
Tuttavia, è vero anche l'insorgenza del melanoma può dipendere da fattori genetici, familiari e fenotipici.
Il principale fattore di rischio per il melanoma cutaneo è l'esposizione eccessiva alla luce ultravioletta, che arriva fino a noi sotto forma di raggi UVA e UVB, ed è principalmente veicolata dai raggi del sole. Esporsi troppo al sole rappresenta un pericolo, perché può danneggiare il DNA delle cellule della pelle e innescare la trasformazione tumorale. È importante ricordare che anche le lampade e i lettini solari sono sorgenti di raggi ultravioletti e devono quindi essere utilizzati con estrema attenzione e senza abusarne.
Altri fattori di rischio noti sono l'insufficienza del sistema immunitario (dovuta, per esempio, a precedenti chemioterapie o a trapianti) e alcune malattie ereditarie (per esempio lo xeroderma pigmentoso, nel quale il DNA non riesce a riparare i danni causati dalle radiazioni). Il rischio aumenta anche nelle persone con lentiggini o con molti nei, in quelle con occhi, capelli e pelle chiara e in quelle che hanno un parente stretto colpito da questo tumore o che hanno avuto un precedente melanoma cutaneo.
Alcuni comportamenti possono ridurre il rischio di sviluppare tumori della pelle. È fondamentale innanzitutto esporsi al sole in maniera moderata fin dall'età infantile, evitando le ustioni. In generale, bisogna proteggere la pelle non esponendosi durante le ore più calde (tra le 10 e le 16) ed evitando o riducendo al minimo l'uso di lampade o lettini abbronzanti. Sotto il sole è consigliabile indossare cappelli e occhiali da sole e usare creme protettive adeguate al proprio tipo di pelle, applicandole più volte in modo da assicurare una copertura continua.
Queste attenzioni vanno riservate soprattutto ai bambini, molto sensibili alle scottature: il processo di trasformazione tumorale è molto lungo e spesso può derivare da un'alterazione che è avvenuta in età pediatrica.
È inoltre necessario controllare periodicamente l'aspetto dei propri nei, sia consultando il dermatologo, sia autonomamente guardandosi allo specchio e facendosi guardare da un familiare nei punti non raggiungibili col proprio sguardo.
La diagnosi clinica di melanoma si conferma tra le principali problematiche e appare generalmente difficoltosa e condizionata direttamente dall’esperienza del clinico, con sensibilità variabile che oscilla tra il 50 e l’85%. La prevenzione e la diagnosi precoce, dunque, costituiscono step fondamentali per far fronte alla patologia.
“Il melanoma in fase avanzata richiede trattamenti multidisciplinari integrati ed è una malattia difficilmente guaribile, l'approccio migliore per prevenirlo è la prevenzione primaria e secondaria. – afferma Paola Queirolo, Direttore della Struttura Complessa di Oncologia Medica dei Melanomi, Sarcomi e Tumori Rari dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano – La conoscenza delle criticità del percorso diagnostico-terapeutico e l’opportunità di intervenire sulle possibili cause dei ritardi diagnostici sono essenziali per il miglioramento della prevenzione secondaria della malattia”.
È sempre più evidente la necessità di porre il dermatologo al centro di questo percorso di prevenzione e diagnosi, come sottolinea anche Giovanni Pellacani, Direttore della Struttura Complessa di Dermatologia dell'Università di Modena e Reggio Emilia: “Essendo il melanoma una forma tumorale cutanea, la sua gestione è in carico al dermatologo che è il primo referente dei pazienti. È la dermatologia a giocare da sempre un ruolo cruciale e determinante, spesso forse trascurato, nella diagnosi precoce, la quale rappresenta l’arma più efficace nel ridurre sensibilmente la mortalità per melanoma che se diagnosticato precocemente evita lo svilupparsi delle metastasi”.