La salute degli occhi dipende da molti fattori, genetici in primis, ma anche da abitudini e persino dal tipo di illuminazione che si sceglie per la casa.
L’importanza di una corretta illuminazione viene spesso sottovalutata negli ambienti di lavoro e ancor più nelle proprie abitazioni. Quando si parla di benessere degli occhi bisogna sempre tener presente che la tutela della propria salute coincide con un ambiente sano e naturale. L’illuminazione degli ambienti interni di casa e ufficio se non adeguati possono avere un impatto negativo sulla salute dei nostri occhi.
Quando si parla di illuminazione degli ambienti il primo consiglio è quello di imitare la natura. In che senso? Basta pensare al sole, i cui raggi vengono modulati dalle nuvole, che costituiscono un vero e proprio apparato diffusore della luce solare. Quando guidiamo l’automobile, per esempio, in giornate particolarmente soleggiate e con il cielo sgombro, fatichiamo a guardare la strada e per avere una corretta visuale dobbiamo utilizzare degli occhiali da sole. Invece, in giornate sempre serene, ma con il cielo punteggiato da grandi nuvole bianche, non avvertiamo il medesimo senso di fatica agli occhi.
Lo stesso avviene quando si parla di luce artificiale. Nelle nostre case e negli uffici in cui lavoriamo, la luce è spesso diretta e orientata verso il basso: una scelta che spesso sembra la più intuitiva ma che non è ottimale per la visione. La luce diretta, come quella prodotta dai faretti, un tipo di lampada molto diffuso, crea un fascio di luce particolarmente forte, ma anche ombre marcate tutto intorno. Questo tipo di illuminazione ci porta a moltiplicare il numero dei faretti e dei punti luce: una soluzione che comporta un maggior dispendio energetico ed economico ma che non migliora il benessere oculare, perché la rifrazione della luce continua a non essere ottimale e ci porta ad ammiccare, dunque a sbattere le palpebre velocemente, con maggiore frequenza, aumentando sul lungo periodo la secchezza oculare.
L’occhio umano è molto sensibile alla luce. La luce attraversa il bulbo oculare per arrivare sul fondo. Passa diversi strati cellulari per arrivare all’ultimo strato formato dai fotorecettori: coni e bastoncelli. Al buio lavorano prettamente i bastoncelli in quella che prende il nome di visione scotopica. Consentono di rivelare molto bene i contrasti ma rimane una visione monocromatica. Aumentando l’illuminazione iniziano a lavorare anche i coni. Questi sono i fotorecettori sensibili alla cromaticità, si dividono in tre categorie sulla base della lunghezza d’onda dove presentano la massima sensibilità. Troviamo coni per il rosso, per il blu e la maggioranza sono per il verde.
L’illuminazione non viene sempre pensata per migliorare le performance visive e ci sono diversi aspetti che oltre a rendere la nostra vista meno efficiente causano problemi più estesi. La maggior parte di sintomi si traducono in un quadro noto come sindrome da fatica visiva, o astenopia. I principali sintomi sono: bruciore, arrossamento, secchezza, lacrimazione eccessiva, senso di corpi estranei, fastidio alla luce, pesantezza, visione annebbiata o sdoppiata e stanchezza alla lettura. Questi sintomi possono portare facilmente anche a nausea e mal di testa.
C’è però un discorso legato ai disturbi oculari che possono nascere in seguito ad uno prolungato e senza pause dei dispositivi elettroni. Esistono svariati sintomi che rientrano in un quadro clinico note come sindrome da visione al computer. Sono inclusi tutti i sintomi dell’affaticamento oculare come occhi rossi, secchezza, visione sfocata, bruciore, ecc. a cui si aggiungono mal di testa, nausea e i sintomi legati a posture errate come dolori alle spalle, collo e schiena.
Questi disturbi possono essere causati da diversi fattori. Un basso livello di luce ambientale aumenta l’affaticamento oculare così come la presenza di riflessi sullo schermo porta ad uno stress maggiore per la vista. Un fattore spesso sottovalutalo è la qualità del display. Schermi con bassa risoluzione, immagini sfocate, sfarfalli, ecc. portano ad un affaticamento dell’occhio. Il tutto viene amplificato da una distanza di visione sbagliata o da posture scorrette. Ad aggiungersi a questi fattori ci sono anche l’errato ricambio d’aria, flussi d’aria vicino gli occhi e la presenza di temperature o umidità non confortevoli. I computer, da questo punto di vista, sono un fattore di rischio per i disturbi oculari. Costringono l’occhio a fissare un punto a distanza fissa per lunghi periodi di tempo.
Per migliorare le condizioni di illuminazione non sempre sono richieste più luci ma alcuni semplici fattori da tenere in conto sono:
Un concetto fondamentale è quello di evitare i bagliori. I bagliori possono essere causati sia da luce direttamente negli occhi sia da luce riflessa. Per evitare i bagliori dalle finestre si possono utilizzare dei vetri opachi o delle pellicole opacizzati, per ottenere un effetto di diffusione, oppure delle tende. Se i bagliori fossero troppo intensi potrebbe anche essere il caso di modificare l’organizzazione della postazione. Per evitare la luce riflessa è importante utilizzare un piano di lavoro opaco o ridurre l’intensità della sorgente luminosa.
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