Gli ossiuri sono parassiti intestinali facilmente visibili ad occhio nudo. Hanno l’aspetto di vermi di forma affusolata, di colore bianco–avorio, lunghi circa 1 centimetro, se femmine, e 5 millimetri, se maschi.
L'ossiuriasi è una infezione parassitaria intestinale molto comune in età pediatrica, viene colpito un bambino su quattro. Conosciuta come "verme del bambino" è provocata dall’Enterobius vermicularis, comunemente noto come ossiuro, un verme bianco, filiforme e lungo fino a 12 cm. L’infezione è provocata dall’ingestione delle sue uova, che possono trovarsi nel terreno e nei concimi animali. Dopo poche ore dal contagio, le uova arrivano nell’intestino tenue dove si schiudono facendo fuoriuscire le larve che raggiungono l’intestino crasso: qui i parassiti si attaccano alla mucosa intestinale e, in poche settimane, diventano vermi adulti.
I più frequenti sintomi degli ossiuri nei bambini sono il prurito nella regione anale, causato da una sostanza prodotta dalla femmina del parassita mentre deposita le uova fuori dall’orifizio, e il mal di pancia. Di solito quando il bimbo si corica nel letto la sera il prurito si intensifica, al punto da indurre il piccolo a grattarsi: ciò può causare lesioni della regione anale con conseguente sovrainfezione batterica.
Altri sintomi sono: diarrea, perdita dell’appetito, irritabilità, insonnia. Alcuni bambini possono inoltre digrignare i denti mentre dormono o riprendere a fare la pipì a letto (enuresi) nonostante siano stati già da tempo svezzati dal pannolino.
Nelle bambine l’ossiuriasi può causare vulvovaginiti, legate all’annidamento delle larve di ossiuri tra le piccole e le grandi labbra. La vulvovaginite da ossiuri si manifesta con un intenso prurito e può determinare il riscontro di secrezione biancastra (leucorrea) nelle mutandine.
Esistono poi delle forme di ossiuriasi asintomatiche, nelle quali la diagnosi viene fatta solo in seguito al ritrovamento degli ossiuri nelle feci, nel pannolino o nella biancheria intima.
“I parassiti intestinali colpiscono soprattutto i bambini che, a volte a casa o più spesso all’asilo o a scuola, trascurano le regole basi dell’igiene come lavarsi le mani prima di mangiare e dopo essere andati in bagno - ha commentato la Prof.ssa Susanna Esposito, Professore Ordinario di Pediatria all’Università di Parma e Presidente WAidid -. Ma oltre alla carenza di igiene, gli altri fattori di rischio da non sottovalutare sono i cibi poco cotti o crudi, in particolar modo le carni, oppure quelli non lavati in modo adeguato come spesso accade con frutta e verdura. L’elevata contagiosità degli ossiuri, poi, compromette anche la salute dei genitori. Per questo, seguire alcuni precisi accorgimenti si rivela fondamentale per la prevenzione di questa infezione e per evitare il contagio una volta che un soggetto all’interno della famiglia, o comunque di un gruppo, sia stato infestato”.
Se si ha il sospetto di ossiuriasi, è bene ispezionare la zona anale e perianale appena svegli: nelle prime ore del mattino, infatti, è possibile rilevare la presenza di piccoli filamenti bianchi in movimento (ossiuri femmine) che durante la notte, quando il nostro organismo è a riposo, depongono le uova. Sono proprio i movimenti compiuti dalle femmine degli ossiuri a causare il prurito. Le larve nate dalla schiusa possono risalire fino al colon oppure, a seguito dello sfregamento dovuto dal prurito, passare alle mani e alla bocca. Il contagio, dunque, avviene per via oro-fecale. Nelle bambine, le larve di ossiuri possono inoltre raggiungere le parti intime provocando vaginiti.
Ai fini della diagnosi è inoltre utile osservare accuratamente anche le feci e la biancheria intima, in cui è possibile accertare la presenza di ossiuri. A confermare l’infezione, poi, è lo scotch test, un’indagine che si esegue applicando nastro adesivo sulla zona anale così da poter raccogliere, nell’eventualità, le uova incriminate, da depositare su un vetrino ed esaminare successivamente al microscopio. I campioni, almeno tre, devono essere raccolti al risveglio.
Una volta diagnosticata, l’infezione da ossiuri va curata attraverso la somministrazione di farmaci che sono in grado di eliminare i parassiti nella loro forma vitale, ma non le uova. Per questo motivo, è necessario somministrare due dosi, la prima delle quali al momento della diagnosi mentre la seconda dopo due settimane per poter eliminare le uova. Nonostante il trattamento, l’infezione da ossiuri può ripresentarsi, soprattutto se la seconda dose viene assunta in ritardo o se l’infezione è stata contratta da più persone all’interno di uno stesso gruppo. La condivisione di asciugamani, biancheria da letto, sanitari, ma anche dei giocattoli tra i più piccoli, aumenta in modo esponenziale il rischio di contagio.
1 - lavare accuratamente le mani prima di maneggiare il cibo;
2 - evitare di consumare carni poco cotte o pesce crudo;
3 - lavare accuratamente frutta e verdura prima del loro consumo;
4 - non lasciare cibi fuori dal frigo per più di due ore;
5 - lavare biancheria intima, lenzuola e asciugamani ad alte temperature (almeno a 60°) e separatamente da altri indumenti;
6 - igienizzare sanitari, banchi e tavoli da cucina;
7 - far sì che il bambino non avvicini i giocattoli alla propria bocca;
8 - far sì che compagni di asilo/scuola non utilizzino i giochi del proprio bambino nel periodo di infezione;
9 - far indossare al bambino mutandine in cotone durante tutto il periodo così da alleviare il prurito;
10 - applicare localmente una pomata che possa alleviare il prurito.
FONTE: Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici