La stragrande maggioranza delle persone dipendenti dal gioco d’azzardo sembra ricercare in tale pratica l’avventura e l’eccitazione che vengono soddisfatte puntando cifre di denaro sempre più elevate.
La dipendenza dal gioco d'azzardo è una patologia comportamentale che ha le sue radici nella sfera psicologica. Si manifesta con un desiderio irrefrenabile di giocare ripetutamente, di scommettere su ogni cosa, a dispetto dei rischi che si celano dietro tale comportamento e nonostante la volontà iniziale di non arrendersi all'azzardo. L’impulso a giocare diventa così forte che la tensione può essere alleviata solo attraverso ulteriore gioco. La vita per il giocatore compulsivo diventa così impossibile e compromette in modo spesso irrimediabile molti livelli della sua esistenza: famiglia, lavoro, amicizie.
Chiunque può ammalarsi di dipendenza da gioco, tuttavia la comparsa di tale disturbo è più frequente in:
Chi soffre di altri disturbi dell'umore o del comportamento. Classici esempi sono le persone che abusano di sostanze o le persone affette da ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività)
Persone di mezza o giovane età.
Soggetti di sesso maschile. Le donne cominciano a giocare più tardi rispetto agli uomini.
Persone con familiari dipendenti dal gioco d'azzardo.
Persone che assumono alcuni farmaci per il Parkinson e la sindrome delle gambe senza riposo. I medicinali incriminati sono alcuni agonisti della dopamina.
Persone con determinati caratteri. Sono particolarmente inclini a sviluppare la dipendenza da gioco le persone molto competitive, le persone che tendono ad avere manie e i soggetti inquieti.
Secondo il DSM-5, una persona è affetta da dipendenza da gioco se soffre o rientra in 4 o più delle seguenti situazioni:
Il soggetto avverte il bisogno di rischiare grosse somme di denaro, soprattutto per l'eccitazione che tale rischio comporta.
Il soggetto è inquieto e irritabile ogniqualvolta non ha la possibilità di giocare.
Il soggetto tenta, senza successo, di controllare o interrompere il vizio del gioco.
Il gioco d'azzardo rappresenta, per il soggetto, la sola preoccupazione della vita (è cioè un pensiero ricorrente).
Il soggetto è portato a giocare soprattutto nei momenti di maggiore stress e tristezza.
Le perdite al gioco rappresentano un motivo per giocare nuovamente.
Il soggetto racconta bugie per nascondere il vizio del gioco.
A causa del gioco, risultano fortemente compromesse le relazioni interpersonali, l'attività lavorativa, la carriera scolastica e le finanze.
Il soggetto chiede in prestito del denaro, per poter giocare e affrontare i debiti di gioco.
Nel 2018 gli italiani si sono giocati 107miliardi di euro, nel 2020 il volume complessivo di gioco ha raggiunto gli 88,38 miliardi di euro, il 17,3% in meno rispetto al 2018. Una cifra consistente che colloca il nostro paese ai primi posti in Europa e nel mondo rispetto al gioco d'azzardo. Sono giochi d'azzardo, illegali per i minori, Slot e VLT, lotterie, lotterie istantanee, scommesse sportive, giochi da casinò, bingo, giochi d'azzardo online, ossia tutti quei giochi il cui scopo è ottenere un premio in denaro o altro bene, in cui devi rischiare ciò che hai puntato e non puoi ritirarti, in cui l'esito, vincita o perdita, dipendono totalmente o prevalentemente dal caso e non dall'abilità.
Con un apparecchio ogni 143 abitanti l'Italia, tra l'altro, è anche al primo posto in Europa per distribuzione di Slot e VLT. Como è al quarto posto in Italia per spesa pro-capite in giochi d'azzardo e al quarto posto in Lombardia per soldi giocati pro-capite in slot. Proiettando i dati nazionali, in provincia di Como potrebbero esserci 180mila residenti che hanno giocato negli ultimi 12 mesi, 40mila giocatori a rischio basso o moderato, 15mila giocatori problematici, 1/3 dei quali a rischio severo, 10mila studenti tra i 15 e i 19 anni che hanno giocato nell'anno, 3.900 studenti tra i 15 e i 19 anni giocatori a rischio, 2mila studenti tra i 15 e i 19 anni giocatori problematici, 6.700 minori tra i 14 e i 17 anni che hanno giocato nell'anno (23%), 450 minori giocatori a rischio o già problematici (3,5%).
Sono alcuni dei dati presentati nell'auditorium dell'ospedale Sant'Anna, in occasione del Convegno "Il paziente con disturbo da gioco d'azzardo. Integrazione ospedale-territorio per la presa in carico precoce nei servizi di cura Sert". L'evento formativo è stato organizzato da Asst Lariana attraverso la Uoc Dipendenze, diretta da Raffaella Olandese, che afferisce al Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze, diretto da Carlo Fraticelli.
"Si tratta di un fenomeno che causa grave problematiche sociali - ha sottolineato il direttore socio sanitario di Asst Lariana, Raffaella Ferrari - e che va affrontato come un disturbo clinico. Per questi motivi è importante che anche il personale che opera in ospedale sappia come riconoscere e quindi informare questi soggetti e i loro familiari. Da non sottovalutare poi è l'allarme che vede i giovani al centro di queste problematiche e l'importanza quindi di interventi precoci".
"La legalizzazione, la grande diffusione e la facile accessibilità soprattutto negli ultimi 15 anni - ha osservato Raffaella Olandese, responsabile scientifica del convegno - hanno portato ad un gioco eccessivo e problematico, ad un importante problema di salute pubblica e a un grande rischio di sviluppo di una grave patologia di dipendenza".
E ancora: "Il giocatore d'azzardo patologico nella rincorsa compulsiva della vincita distrugge la propria vita sociale, economica, familiare, lavorativa compromettendo la propria salute, con un rischio di suicidio conseguente che è quattro volte superiore a quello della popolazione generale".
Ai danni provocati dalla malattia, perché di patologia si tratta e non di un vizio, vanno aggiunti i disturbi fisici e psicologici che colpiscono i familiari del giocatore. Alla relazione della dott.ssa Olandese sono seguiti gli interventi del dott. Carlo Fraticelli, della dott.ssa Daniela Capitanucci, psicologa, socia fondatrice di And-Azzardo e Nuove Dipendenze, del dott. Maurizio Avanzi, responsabile della Uo Ser.D.P. di Levante-Ponente Ausl di Piacenza, della dott.ssa Alessandra Bassi, counsellor formatore della cooperativa L'Arco di Piacenza e la dott.ssa Fausta Fagnoni, counsellor educatrice professionale dell'associazione La Ricerca di Piacenza (L'Arco e La Ricerca coordinano, in Emilia Romagna, "Iceberg" un progetto regionale "per fronteggiare insieme l'azzardo, per far emergere ciò che non si vede ma si vive").
Il convegno era rivolto a medici ospedalieri e dei servizi territoriali, medici di medicina generale, pediatri, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri. Nell'ambito del piano di intervento della cura del gioco d'azzardo patologico promosso da Regione Lombardia e poi progettato e attuato da Asst Lariana.
"Molte sono le persone che avrebbero bisogno di avvicinarsi ai servizi di cura e nei Sert vediamo solo la punta dell'iceberg di un più vasto e importante problema sanitario e sociale - ha concluso Olandese - Uno dei nostri obiettivi sarà rafforzare il collegamento tra l'ospedale e i servizi territoriali per diffondere la consapevolezza del disturbo da gioco d'azzardo come patologia curabile e facilitare l'accesso all'offerta dei servizi presenti".