HIV/AIDS e infezioni sessualmente trasmissibili


HIV/AIDS e infezioni sessualmente trasmissibili

Nel 2017 è stato redatto il Piano Nazionale di interventi contro HIV e AIDS (PNAIDS), contemplato dalla Legge 135/1990, che si è proposto di delineare il migliore percorso possibile per conseguire gli obiettivi indicati come prioritari.

La Relazione sullo Stato Sanitario del Paese (RSSP), che prende in considerazioni gli anni dal 2017 al 2020, ha evidenziato lo stato di attuazione delle politiche sanitarie legate all'HIV e alle infezioni sessualmente trasmissibili e costituisce una componente essenziale per la pianificazione e programmazione del Servizio sanitario nazionale, in quanto strumento organico di valutazione degli obiettivi di salute raggiunti e delle strategie adottate per il loro conseguimento.

La Relazione sostiene che gli obiettivi definiti dalla Legge 135/1990 sono stati ampiamente realizzati e hanno consentito al nostro Paese di affrontare validamente l’emergenza AIDS e di seguirne gli sviluppi nel tempo. Dopo più di trenta anni, tuttavia, la situazione presenta profonde variazioni non solo in termini epidemiologici, ma anche per quanto attiene alla realtà socio-assistenziale; inoltre, rimangono ancora questioni irrisolte.

Nel periodo 2017-2020, pur avendo riscontrato un calo del numero delle diagnosi HIV, passando da 3.587 nel 2017 a 2.473 nel 2019 con una drastica diminuzione nel 2020 (1.303), l’infezione persiste. Nel 2020, le incidenze più alte sono state registrate in Valle d’Aosta, Liguria, Provincia Autonoma di Trento e Lazio. L’età mediana è di 40 anni per entrambi i sessi e l’incidenza più alta è stata riscontrata nelle fasce di età 25-29 anni (5,5 nuovi casi ogni 100.000 abitanti) e 30-39 anni (5,2 nuovi casi ogni 100.000 abitanti). In termini di incidenza l’Italia si posiziona lievemente al di sotto della media dei Paesi dell’Unione Europea.

La maggior parte delle nuove diagnosi è attribuibile ai rapporti sessuali non protetti da preservativo, che costituiscono più dell’80% di tutte le segnalazioni. Dal 2017 aumenta la percentuale di soggetti a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV, in particolare quella con un numero di linfociti CD4 inferiore a 350 cell/µl passa da 55,8% nel 2017 al 60% nel 2020. Nel periodo 2017-2020 si è osservato un calo delle diagnosi di AIDS, passando da 801 nel 2017 a 625 nel 2019 e a 428 nel 2020.

La percentuale di soggetti che alla diagnosi di AIDS ignoravano la propria sieropositività è aumentata nel tempo, passando dal 73,9% nel 2017 all’80,4% nel 2020. Per quanto riguarda le infezioni sessualmente trasmesse (IST), dal 2017 si rileva una diminuzione del numero di soggetti con un’IST confermata. Nello specifico, tra il 2019 e il 2020 la riduzione è stata del 22,9%. Negli ultimi quattro anni si evidenzia una riduzione costante del numero di casi di sifilide primaria e secondaria, di sifilide latente, di herpes genitale e di condilomi ano-genitali. Solo tra gli MSM si osserva un aumento di casi nel 2020, in particolare per clamidia, gonorrea, sifilide primaria e secondaria, sifilide latente ed herpes genitale.

Le segnalazioni di gonorrea sono raddoppiate negli ultimi cinque anni. In particolare, nel 2019 rispetto al 2000 i casi di gonorrea sono aumentati di circa tre volte e mezzo, sia negli MSM sia nelle donne. Infine, nel 2020 la prevalenza di infezione da HIV tra le persone con un’IST confermata è stata circa cinquanta volte più alta di quella stimata nella popolazione generale italiana. I vaccini preventivi e terapeutici contro l’HIV/AIDS in sviluppo al Centro nazionale per la ricerca su HIV/AIDS (CNAIDS) sono basati sulla proteina Tat di HIV-1 e sulla combinazione di Tat con la molecola di superficie del virus, Env.

Sono stati completati con successo studi clinici preventivi di fase I con i vaccini “Tat” e “Tat/Env” e studi terapeutici di fase I e II con il vaccino “Tat”. I dati ottenuti in questo campo conferiscono all’Italia un ruolo di primo piano nel quadro internazionale, poiché aprono nuovi orizzonti per lo sviluppo di strategie terapeutiche volte all’eradicazione del virus. Relativamente all’infezione da HIV/AIDS e tumori associati, studi preclinici e clinici condotti dal CNAIDS hanno dimostrato che gli inibitori della proteasi di HIV (HIV-PI) esercitano azioni anti-angiogeniche e antitumorali indipendenti dall’attività antiretrovirale, dovute alla loro capacità di bloccare le metalloproteasi della matrice extracellulare e l’invasione dei tessuti da parte delle cellule neoplastiche.

Principali novità

Nel 2017 è stato redatto il Piano Nazionale di interventi contro HIV e AIDS (PNAIDS), contemplato dalla Legge 135/1990, che si è proposto di delineare il migliore percorso possibile per conseguire gli obiettivi indicati come prioritari dalle Agenzie internazionali [European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), Joint United Nations Programme on HIV/AIDS (UNAIDS), OMS], rendendoli praticabili nel nostro Paese. In particolare, è stata focalizzata l’attenzione sulla lotta contro la stigmatizzazione e sulla prevenzione altamente efficace basata sulle evidenze scientifiche e ancorata a principi e azioni che, oltre a comprendere le campagne di informazione, l’impiego degli strumenti di prevenzione e gli interventi finalizzati alla modifica dei comportamenti, si estendano all’utilizzo delle terapie antiretrovirali come prevenzione (treatment as prevention, TasP), con conseguente ricaduta sulla riduzione delle nuove infezioni e il rispetto dei diritti delle popolazioni maggiormente esposte all’HIV.
Il 26 ottobre 2017 è stata sancita l’Intesa in Conferenza Stato-Regioni sul documento.
Come stabilito dall’Intesa, è stato redatto il Documento “La formazione degli Operatori coinvolti nella realizzazione delle attività del PNAIDS”, sancito con Accordo Stato-Regioni il 12 marzo 2020. Tra gli obiettivi prioritari del Piano vi è la necessità di predisporre un’unica scheda di segnalazione uniforme per tutte le Regioni, da utilizzare sia per la prima diagnosi di HIV sia per la prima diagnosi di AIDS. Pertanto, è stato finanziato uno studio, coordinato dal Centro Operativo AIDS (COA) dell’Istituto superiore di sanità (ISS) in collaborazione con associazioni, clinici e referenti dei sistemi di sorveglianza regionali, per l’implementazione di un sistema di sorveglianza epidemiologica nazionale HIV/ AIDS, con unica scheda nominativa di raccolta dati e unica piattaforma nazionale per inserimento e invio dati. Inoltre, per aumentare e diversificare le occasioni/modalità di accesso al test, come previsto dal Piano e allo scopo di garantire alla popolazione la possibilità di sottoporsi ai test di screening per HIV e altre IST, senza ritardi dovuti allo stato di emergenza Covid-19, il Ministro della salute ha firmato il 17 marzo 2021 il decreto “Misure urgenti per l’offerta anonima e gratuita di test rapidi HIV e per altre IST in ambito non sanitario alla popolazione durante l’emergenza Covid-19”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 aprile 2021. La ricerca del CNAIDS nel campo dei vaccini Tat e Tat/Env ha ricevuto un nuovo impulso nel corso del biennio 2020-2021.

Prospettive future

In Italia, nonostante siano stati raggiunti buoni risultati nel ridurre la diffusione dell’HIV e nell’implementare la terapia, l’HIV continua a rappresentare un importante problema di salute pubblica. Al fine di contrastare l’infezione da HIV e raggiungere gli obiettivi fissati da OMS e UNAIDS (fine dell’epidemia da AIDS nel 2030) appare urgente implementare piani di prevenzione, attraverso la corretta informazione, la formazione in ambito scolastico e in tutti i luoghi di aggregazione ove le popolazioni più vulnerabili siano maggiormente raggiungibili. Al fine di prevenire e controllare la diffusione delle IST nel nostro Paese, sarebbe auspicabile la pianificazione di una strategia nazionale per il controllo delle IST al fine di favorire la diagnosi e il trattamento precoce delle IST, nonché l’attivazione di programmi di sorveglianza dei comportamenti. Per quanto attiene la ricerca nel campo dei vaccini Tat e Tat/Env, gli studi avviati con i rinnovati finanziamenti sono ora indirizzati a una più approfondita valutazione funzionale degli anticorpi anti-Tat sviluppati nei soggetti vaccinati. I finanziamenti prevedono, in prospettiva, lo sviluppo di studi vaccinali preventivi e/o terapeutici per testare nell’uomo l’utilizzo dei nuovi anticorpi/immunogeni validati con gli studi funzionali, strutturali, biochimici e in modelli animali.

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