L’anemia da carenza di ferro


L’anemia da carenza di ferro

Tra le numerose cause di anemia, la carenza di ferro rappresenta la più comune. Non a caso, la carenza di ferro rappresenta con tutta probabilità l'alterazione nutritiva più diffusa nel mondo.

L'anemia da carenza di ferro detta anche anemia sideropenica è una malattia caratterizzata da un ridotto quantitativo di ferro nell'organismo.  Il ferro, infatti, è un minerale fondamentale per i processi metabolici e per questo presente in quantità molto elevata nell’organismo. Se i suoi livelli diminuiscono, la conseguenza può essere un minor apporto di ossigeno nel sangue, poiché contribuisce alla formazione di emoglobina, ma anche alterazione di numerosi processi metabolici con conseguenze sul benessere generale dell’organismo la cui manifestazione più tipica è un forte senso di stanchezza. 

I fattori che determinano la carenza marziale (del ferro) sono in qualche modo diversi nei vari gruppi della popolazione. Nei Paesi maggiormente sviluppati l'incidenza della sideropenia è del 3% tra gli uomini adulti, del 20% tra le donne e del 50% tra le donne gravide. Percentuali, queste, destinate a salire quando si prendono in esame alcuni Paesi dell'Africa o dell'Asia, dove una dieta ridotta e un'eccessiva perdita di ferro provocata dalla presenza di parassiti intestinali portano l'anemia sideropenica ad interessare più del 50% della popolazione.
Tra gli adulti è soprattutto il sesso femminile a essere colpito, in particolare durante l'età fertile.
Diverso l'andamento nell'uomo, nel quale si riconoscono infatti due picchi di incidenza: durante l'adolescenza e dopo i 30 anni.
L'incidenza massima dell'anemia si verifica comunque tra i 6 e i 20 mesi di vita (indifferentemente maschi e femmine) ed in particolare nei prematuri. Il deficit di ferro infine è più frequente nei ceti meno abbienti che non nelle classi medio-alte (61% contro 39%).

I principali sintomi dell’anemia da carenza di ferro

I principali sintomi che la carenza di ferro provoca sono astenia, ossia una stanchezza e debolezza molto forte e generalizzata, mancanza di respiro, tachicardia, pallore, mal di testa e capogiri, insonnia, irritabilità, freddo alle estremità degli arti e formicolio alle gambe, fragilità delle unghie e perdita di capelli. Questa sintomatologia dipende dall’indebolimento dell’organismo, conseguente sia  alla minor ossigenazione del sangue, ma anche all’alterazione di numerose reazioni enzimatiche che dipendono dalla presenza di ferro che comportano degli squilibri al sistema immunitario, al sistema di termoregolazione e a quello di neurotrasmissione cerebrale. I sintomi dell’anemia da carenza di ferro tendono a svilupparsi gradualmente e sono simili ai sintomi presenti in altri tipi di anemia, come affaticamento, debolezza e pallore. Molte persone affette da anemia grave da carenza di ferro soffrono di picacismo. Questi soggetti hanno un desiderio irrefrenabile di ingurgitare qualcosa, principalmente ghiaccio, ma talvolta sostanze non commestibili, come terra, argilla o gesso.

I sintomi più comuni

I disturbi (sintomi) dell'anemia da carenza di ferro (sideropenica) sono molteplici: alcuni hanno caratteristiche comuni a tutte le forme di anemia; altri, sono tipici della carenza di ferro.

  • mal di testa (cefalea) ed emicranie frequenti e prolungate (63%);
  • colorito pallido della pelle e delle mucose (45-50%);
  • affaticamento e spossatezza (astenia) anche a riposo (44%);
  • difficoltà respiratorie anche in assenza di esercizio fisico (dispnea).

Tra i disturbi (sintomi) meno comuni:

  • perdita dei capelli (alopecia) (30%);
  • infiammazione e gonfiore della lingua (glossite) (27%);
  • sindrome delle gambe senza riposo (24%);
  • secchezza e fragilità della pelle, delle unghie e dei capelli;
  • soffio cardiaco (10%);
  • tachicardia (9%);
  • stress, calo delle prestazioni, mancanza di concentrazione (disfunzioni neuro-cognitive);
  • angina pectoris;
  • vertigini e rumori fastidiosi, percepiti da una o entrambe le orecchie (acufeni);
  • unghie a cucchiaio (coilonichia).

Le principali cause dell’anemia da carenza di ferro

Le cause della carenza di ferro nell'organismo possono essere di natura patologica (determinate da malattie) o fisiologica, vale a dire dipendenti da una serie di condizioni normali che possono determinare un maggior “consumo” di ferro da parte dell'organismo come, ad esempio, il ciclo mestruale, la gravidanza, l'allattamento o il periodo dell'infanzia.

In questa fase, infatti, la crescita dell'organismo determina un rapido impoverimento delle riserve di ferro presenti alla nascita e, in assenza di un'alimentazione adeguata a ristabilirle, potrebbe causare l'anemia.

Nelle donne in età fertile, la più comune causa di anemia da carenza di ferro è la mestruazione abbondante (menorragia), che provoca significative perdite di sangue.

Durante la gravidanza le richieste di ferro dell'organismo triplicano, sia per la naturale espansione del numero di globuli rossi, sia per lo sviluppo del feto e della placenta.

Le cause più frequenti di anemia da carenza di ferro sono di natura patologica e possono essere distinte in due diversi tipi:

ridotta disponibilità di ferro, per mancanza di sostanze nutritive o per malattie da malassorbimento. Nei paesi occidentali, ad eccezione delle persone malate di anoressia o di bulimia, la mancanza di sostanze nutritive è rara.
I casi più comuni di mancanza di ferro derivano da situazioni di malassorbimento conseguenti a diversi fattori:

malattie dell’apparato gastro-intestinale come la celiachia, la gastrite, la presenza di helicobacter pylori, la picofagia (desiderio di ingerire sostanze non nutritive: terra, sabbia, carta, gesso, legno, tessuti, ecc.), la pagofagia (desiderio di ingerire grandi quantità di ghiaccio)

cure a base di farmaci anti-acidi (indicati per la gastrite, l'ulcera peptica, la malattia da reflusso gastro-esofageo) come gli inibitori della pompa protonica (omeprazolo, lanzoprazolo, esomeprazolo, pantoprazolo) e gli H2-antagonisti (ranitidina, cimetidina, famotidina, nizatidina, roxatidina)

interventi chirurgici quali la gastrectomia, il bypass gastrico, la resezione intestinale

fattori esterni costituiti da perdite di sangue evidenti (emorragie da trauma o da fragilità vascolare) o occulte (emorragie interne), da altre malattie e/o terapie, da difetti genetici.
Tra questi fattori, i più comuni sono i sanguinamenti interni del tratto gastrointestinale, presenti con maggiore frequenza nelle donne in post-menopausa e negli uomini sopra i 50 anni, che possono essere causati sia da malattie croniche (ulcera gastrica, angiodisplasia, malattie parassitarie, carcinoma gastrico e del colon-retto), sia dall'uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), in particolare, aspirina, indometacina, diclofenac, ibuprofene, naprossene, nimesulide

Altre malattie che possono causare la comparsa di un'anemia sideropenica sono: il morbo di Crohn, la colite ulcerosa, l'insufficienza cardiaca, l'insufficienza renale, l'artrite reumatoide, l'obesità, diverse forme tumorali e le relative chemioterapie.

Infine, vi sono le cause genetiche come quelle osservate nell'anemia sideropenica refrattaria al ferro (IRIDA, Iron Refractory Iron Deficiency Anemia) e altre malattie ereditarie molto più rare (anemia di Fanconi, deficit di Piruvato-Kinasi).

Cosa mangiare?

Ritroviamo il ferro nei cibi che mangiano abitualmente in forma di ferro emico, se si tratta di alimenti di origine animale, o ferro non emico, nei vegetali. Il ferro emico viene assorbito molto velocemente dall’organismo e in quantità elevate, mentre il ferro non emico viene assorbito solamente per il 10%. Gli alimenti maggiormente ricchi di ferro emico sono il fegato (che infatti viene spesso dato ai bambini) e le frattaglie, ma anche più in generale le carni bovine, di maiale, di agnello, di cavallo, di pollo, di tacchino e di faraona garantiscono un adeguato apporto di ferro.
Bisogna sempre tenere in considerazione che una dieta ricca di carni rosse può comportare un aumento del colesterolo e costituire un fattore di rischio per diverse patologie e va quindi seguita sono controllo dello specialista dietologo. 
Tra il pescato, invece, gli alimenti più utili in caso di carenza di ferro sono i crostacei, i molluschi e pesci come trota, tonno, baccalà, acciughe e sarde.

Contribuiscono all’apporto di ferro anche verdure a foglia verde, come la lattuga, e frutta secca come noci e nocciole, mandorle e pistacchi. Si possono poi integrare alla propria alimentazione fonti proteiche ricche di ferro come i fagioli, le lenticchie, i ceci, i lupini e il tofu. Infine, un’alimentazione equilibrata prevede anche l’utilizzo in cucina di pasta, pane e cereali, che contengono una quantità varia di nutrienti.
Da tenere in considerazione anche che la vitamina C contribuisce all’assorbimento del ferro: un trucco può dunque essere aggiungere del succo di limone agli alimenti che stiamo per mangiare o all’acqua che beviamo durante i pasti, oppure utilizzare come contorno verdure ricche di vitamina C, come pomodori, peperoni, cavoli e broccoli, o ancora terminare i pasti con agrumi o verdure come kiwi, ribes e uva. 

Infine, le persone che sviluppano anemia dovrebbero limitare l’assunzione in corrispondenza dei pasti di alcuni alimenti che ostacolano l’assorbimento di ferro, come i latticini, il caffè, il tè e il cioccolato.

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